Cammarota: “Dobbiamo insegnare ai ragazzi non solo a giocare a calcio ma anche la disciplina”

23-01-2019 18:08 -

Tanto lavoro e tante responsabilità anche per i tecnici della Scuola Calcio che ogni settimana lavorano insieme a loro ragazzi per formali e farli divertire, insegnandogli le basi del calcio ma anche i sani valori dello sport. Questa settimana l’allenatore dei 2006 e 2010, Vittorio Cammarota, ha parlato del suo lavoro e del suo rapporto con i bambini:


1) Nel weekend con i 2006 avete affrontato il Napoli. Che partita è stata?:
“Sono molto soddisfatto della prestazione dei miei ragazzi hanno giocato con impegno ed anche con buona qualità. Ovviamente l'avversario era molto impegnativo però nonostante il notevole divario tecnico abbiamo fatto una gran bella figura mettendo in pratica il lavoro che svolgiamo quotidianamente negli allenamenti”.

2) Il Monteruscello si dimostra essere una culla per nuovi talenti:
“Si è vero abbiamo buoni gruppi composti da bambini talentuosi e guidati da ottimi istruttori che lavorano quotidianamente e con molto impegno per migliorare questi ragazzi e magari, perché no, dare loro un’opportunità di potersi confrontare con ragazzi di squadre professionistiche, come sta succedendo per i nostri due 2005 Pilato e Ponticelli che stanno in prova al Genoa. Del resto la storia del Monteruscello parla da sola sono stati tantissimi i ragazzi che dopo aver fatto un percorso con noi sono poi approdati a club professionistici, uno su tutti Giuseppe Pezzella da poco passato al Genoa, giocatore che è anche nel giro della nazionale under 21”.

3)Lavorare con i bambini comporta molte responsabilità:
“Si noi istruttori di giovani calciatori abbiamo delle grandissime responsabilità perché il nostro compito è sicuramente insegnare calcio ma anche disciplina, dobbiamo insegnare a questi ragazzi che ci sono delle regole che bisogna rispettare, non solo sportive, ma soprattutto di vita comune. Noi per loro siamo degli esempi, siamo i loro punti di riferimento perché per loro noi siamo in grado di fare tutto e quindi ci guardano con occhi d'ammirazione. Ecco perché un istruttore deve essere prima di tutto un educatore una persona con un forte senso civico e del dovere e credetemi è molto difficile”.

4)Come si svolgono i loro allenamenti?:
Loro si allenano sempre con grande impegno e con grandissima passione. Quando vengono al campo si legge nei loro occhi la voglia di imparare sempre cose nuove e questo per noi è un grande stimolo perché ci da la forza di proporre sempre cose nuove che sviluppa la loro fantasia e il loro divertimento. Perché il nostro dovere è soprattutto far divertire questi bambini. Perché il calcio è prima di tutto un gioco e poi una disciplina sportiva”.

5)Quali sono gli obiettivi?:
“Gli obiettivi del nostro lavoro sono quelli di far crescere e migliorare i ragazzi, sia in termini calcistici che extracalcistici, fare in modo che i ragazzi e i loro genitori quando vengono al Monteruscello si sentano accolti in un ambiente sano dove si respira aria di serietà e professionalità. E perché questo avvenga la nostra società è ben organizzata, infatti siamo costantemente monitorati, dai nostri responsabili tecnici, nel lavoro che svolgiamo quotidianamente con i ragazzi. Ad inizio anno calcistico abbiamo l'ottima abitudine di fare una riunione tecnica dove i nostri responsabili ci indicano le linee guida del lavoro da svolgere e gli obiettivi tecnici da raggiungere con tutti i gruppi che alleniamo. Riunioni che poi ripertiamo durante l'anno per verificare se il lavoro che stiamo facendo sia in linea con gli obiettivi della società”.

6)Lei si occupa anche dei 2010, che differenza, in termini di lavoro con i 2006?:
“Ovviamente c’è tanta differenza nel lavoro svolto con due gruppi così diversi in termini di età anagrafica. Parliamo di un gruppo i 2010 dove i bambini hanno un forte senso di egocentrismo e quindi cercano sempre di primeggiare, essere loro i protagonisti, tendono ad avere sempre il pallone e passarlo poco al compagno. Io cerco di sfruttare questa cosa lavorando soprattutto sulle capacità individuali, che sono i dribling, i cambi direzione ed altri elementi. Vado a consolidare in loro e rendere abituali quelle gestualità che poi loro ritroveranno più avanti. Ovviamente lavoro anche su altre gestualità come il controllo e il passaggio. Questo da un punto di vista tecnico. Mentre da un punto di vista relazionale l'approccio con i 2010 è molto differente dai 2006, in quanto essendo molto piccoli i 2010, bisogna far prevalere l'aspetto ludico del gioco, ovviamente senza tralasciare l'insegnamento delle regole che bisogna rispettare all'interno di un gruppo. Con i 2006 il lavoro da fare è molto differente, sia in termini tecnici che relazionali. Infatti loro in questa fascia di età iniziano ad abbandonare quell'egocentrismo di cui parlavamo prima ed iniziano a cercare la collaborazione con il compagno. Allora lavoro molto su esercitazioni dove necessità la collaborazione tra più giocatori, cerco soprattutto di trasferire loro la comprensione del gioco. Ovviamente le abilità individuali vanno sempre allenate, solo che vanno inserite in contesti di gioco. Da un punto di vista relazionale con i 2006 bisogna avere un atteggiamento totalmente diverso, bisogna far capire loro che si tratta sempre di un gioco ma che adesso devono iniziare a farlo seriamente, dove le regole del gruppo diventano fondamentali. Io cerco di avvicinarmi molto al loro mondo adottando un linguaggio molto vicino al loro, in questa fase loro stanno crescendo e stanno anche cambiando esternamente quindi si possono trovare anche in uno stato confusionale e sono sempre alla ricerca di certezze. Io cerco di essere sempre presente pronto ad affrontare e superare insieme a loro i propri limiti tecnici e relazionali”.